
22 aprile 2025
Funghi: organismi straordinari, né piante né animali, che popolano ogni angolo del pianeta e svolgono un ruolo fondamentale per l’equilibro degli ecosistemi. Alcuni sono tuttavia patogeni, e possono rappresentare una minaccia per le specie animali e vegetali, con conseguenze che possono rivelarsi drammatiche.
Batrachochytrium dendrobatidis (Bd) e Batrachochytrium salamandrivorans (Bsal), ad esempio, sono i due funghi responsabili della malattia nota come “chitridiomicosi”, che negli ultimi decenni hanno scatenato una vera e propria emergenza globale causando il declino e l’estinzione di numerose popolazioni di anfibi in tutto il mondo.
Questi funghi microscopici, di probabile origine asiatica, si stanno rapidamente diffondendo in tutto il mondo a causa del commercio di anfibi a scopo terraristico, alimentare e medico. La chitridiomicosi colpisce la pelle degli anfibi, un organo complesso che svolge molte funzioni, alcune di primaria importanza come la respirazione e la regolazione dei fluidi corporei. L’infezione altera tali funzioni vitali, provocando lesioni cutanee, letargia e, nei casi più gravi, la morte.
L’impatto di questa malattia sulla biodiversità è drammatico: oggi, si stima che abbia contribuito al declino di oltre 500 specie di anfibi e all’estinzione di almeno 90 in tutto il mondo, rendendola uno degli agenti patogeni più distruttivi mai documentati nella storia della zoologia.
La ricerca sulla salamandra di Aurora
Il fungo che attacca la pelle delle salamandre è stato individuato in diversi paesi europei come Belgio, Germania, Paesi Bassi e Spagna, mentre in Italia la sua presenza non è stata ancora confermata. Il suo arrivo potrebbe rappresentare tuttavia un importante pericolo per le salamandre del nostro Paese, il quale ospita molte specie e sottospecie endemiche ed esclusive.
In questo contesto, il MUSE, in collaborazione con il DISTAV dell’Università di Genova, ha condotto uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Acta Herpetologica con l’obiettivo di verificare la presenza della chitridiomicosi nella popolazione trentina della salamandra di Aurora (Salamandra atra aurorae).
Ma come mai proprio questa salamandra?
La salamandra di Aurora, sottospecie della salamandra alpina, è uno degli anfibi endemici più rari e particolari del nostro paese. Attualmente è considerata in pericolo di estinzione a causa del suo areale estremamente ridotto (solo 26 km²) e della devastazione ambientale causata dalla tempesta Vaia, la quale ha ridotto sensibilmente le uniche foreste al mondo in cui vive. A causa di questi fattori, la salamandra di Aurora è considerata il vertebrato terrestre a più alta priorità di conservazione della Provincia Autonoma di Trento. Fortunatamente, le analisi effettuate nel corso del nostro studio su 44 individui non hanno evidenziato la presenza di Bsal all’interno della popolazione.
Una notizia positiva che però non deve far abbassare la guardia. Il monitoraggio delle popolazioni di anfibi, infatti, è fondamentale per intervenire tempestivamente e il fungo Bd, che attacca la pelle degli anuri come rane e rospi, è stato già individuato in numerose regioni italiane e anche nella vicina Provincia Autonoma di Bolzano e Trento.
E io cosa posso fare? Abbiamo bisogno di tutti!
Individuare anomalie causate da questi funghi sull’intero territorio provinciale non è per nulla semplice. Per questo motivo il MUSE, in collaborazione con il progetto di salvataggio degli anfibi Save The Prince, sta avviando un progetto di monitoraggio a livello provinciale. Nel corso dei salvataggi effettuati dalle volontarie e dai volontari del progetto Save The Prince, eventuali animali con segni di infezione saranno segnalati al personale museale il quale effettuerà un tampone cutaneo per le analisi.
Anche il contributo delle cittadine e dei cittadini è fondamentale!
Se durante un’escursione vi capita di osservare anfibi con ulcere cutanee, comportamenti anomali come movimenti lenti e scoordinati o un’evidente perdita di peso, potreste trovarvi di fronte a un individuo infetto. In questi casi, vi invitiamo a contattare il museo, fornendo, se possibile, foto e dettagli sulla posizione dell’avvistamento. Ogni segnalazione può fare la differenza nel monitoraggio di questa minaccia silenziosa!