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Generazione Antropocene | Generare l'Antropocene

Michele Farina

Antropocielo

L’inquinamento luminoso è un tema di fondamentale importanza, non solo porta conseguenze negative ad alcune specie di animali e piante, ma anche allo stato psicofisico dell’uomo. Diventa poi un problema culturale con la “sparizione del cielo stellato” nelle zone inquinate, in quanto il cielo stellato è stato da sempre una fonte di ispirazione per la religione, la filosofia e la scienza. Si fa presto a giungere alla conclusione che una società con un impoverimento siderale probabilmente sarà anche una società con un impoverimento culturale. Volendo citare Immanuel Kant possiamo ricordare una frase molto celebre all’interno di questo estratto: «Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me. Queste due cose io non ho bisogno di cercarle e semplicemente supporle come se fossero avvolte nell’oscurità, o fossero nel trascendente, fuori del mio orizzonte; io le vedo davanti a me e le connetto immediatamente con la coscienza della mia esistenza».

L’uomo, invischiato nel suo antropocentrico antropocene, non si accorge del danno che sta infliggendo alla natura e a se stesso. Dopo millenni di occupazione degli spazi del nostro pianeta, con l’inquinamento luminoso siamo stati in grado di invadere anche il cielo e di privarci nuovamente di ciò che la natura ci ha offerto gratuitamente. Che cosa ci rimane?
Rimangono quelle poche stelle che si riescono a vedere nei cieli limpidi fuori dalle città e così l’insaziabile uomo dell’antropocene si chiede: «perché limitarmi ad occupare il cielo quando posso avere l’universo, così vasto e vuoto? Starà forse questo infinito aspettando me?».

L’Antropocielo sarà l’installazione posizionata nel giardino antistante il museo e prevede la costruzione di una struttura simile alle casalinghe serre a tunnel. Il tunnel sarà coperto internamente da un telo nero al fine di creare una volta stellata, i due lati, frontale e posteriore, saranno liberi per l’accesso e per la circolazione d’aria, offrendo un luogo di ombra e riparo dal sole. Sul telo nero verrà dipinto con bombolette e vernice un cielo stellato e, tramite l’utilizzo di pittura acrilica fluorescente, verranno connesse alcune stelle scelte ad hoc al fine di creare inedite costellazioni di cui l’essere umano non si è mai accorto.

“Umane, troppo umane” è un nuovo raggruppamento di costellazioni, protagonista dell’Antropocielo. Questo insieme di costellazioni è formato da icone simboliche, figure rupestri, tipiche dei tempi in cui l’uomo ancora guardava verso l’alto, si stupiva e si interrogava sull’universo. I soggetti di queste costellazioni non sono animali, miti o dei, bensì l’egocentrico uomo e la sua banalissima quotidianità. L’uomo si auto-erige nelle stelle, ma non ha nulla da offrire se non la sua normalità. Verranno ritratte 7 scene, caratterizzate dalla scontatezza e piattezza di una vita vuota, fatta di routine, di trend, di passività nel seguire il grande pubblico. Un’installazione ironica, scherzosa, che prende in giro l’uomo dell’antropocene il quale si crede Dio e non vede invece quella sua finitezza con la quale sta cercando di colmare l’infinito del creato.
L’installazione non smorzerà l’antropocene, lo gonfierà, lo espanderà al suo massimo nell’universo intero fino a farlo scoppiare, rivelando così la sua vanità.

L’Antropocielo nasce dalla necessità impellente di poter affrontare certe tematiche ambientali e culturali con quella parte di popolazione che le respinge o le ignora. Si può azzardare a dire che la divulgazione scientifica ha fallito negli ultimi decenni, ma ora sta cercando nuove vie per arrivare con più efficacia alle persone. Questa installazione artistica propone la via dell’ironia per entrare in comunicazione in maniera disinvolta e giocosa con tutti, ma che sottilmente comunque porta l’astante a far riflettere in autonomia.
Infatti l’Antropocielo agirà su diversi livelli creando un su e giù di pensieri ed emozioni: inizialmente lo stupore nel rivedere un cielo stellato, poi l’ilarità del riconoscere banali figure umane e infine la malinconia dell’aver capito che ci siamo messi anche al di sopra delle stelle. In conclusione si arriverà alla consapevolezza che, se continueremo ad alimentare questo circolo di egocentrico antropocene, esso si espanderà fino ad inghiottire tutto quanto, portando l’umanità all’estinzione.

Bio

L’anima, la mente e il corpo creativo di Michele Farina spaziano nel mondo dell’arte e del design col fine di riportare alla luce la creatività innata dell’essere umano per un miglioramento nel profondo delle anime.

Nato nel 1995 ai Verona (Italia), Farina frequenta l’Istituto d’Arte Applicata e Design a Torino dal 2015 al 2018, laureandosi con Lode in Transportation Design, una branca di Product Design. Già durante il suo percorso di laurea in design, sviluppa progetti artistici, come sculture stampate in 3D e generate dalla musica o da dati umani ed emozioni.
Farina, senza mai tralasciare la passione per il disegno a mano e digitale, inizia in quegli anni a lavorare sulla creazione di algoritmi che possano essere generativi e di ispirazione per designer e artisti.
Dopo alcuni lavori in studi di design e carrozzerie durante gli studi, lavora come Advance Designer in Ferrari (Modena) e Generative Designer in BMW (Monaco di Baviera). Lavora per ShapeDiver (Vienna) dal 2020 al 2022, portando avanti progetti artistici e di NFT. Nell’Ottobre 2022, dopo la vincita di una borsa di studio austriaca, inizia l’Accademia di Belle Arti di Verona, nel corso Pittura.
Nel Febbraio 2023, vince un concorso per la realizzazione di un murales per l’azienda Stena Recycling. Nel Marzo 2023, vince il primo premio alla Fiera d’Arte di Forlì, Vernice, nella sezione studenti. Nell’Aprile 2023 organizza e progetta un murales realizzato con colleghi dell’Accademia su tema ambientale, documentato grazie alla realizzazione di un video e un articolo da parte del giornale di Verona “L’Arena”. A fine Aprile 2023, col collettivo WAN (We Art Nature), organizza la sua prima mostra collettiva lavorando con stampa 3D e Artificial Intelligence sui temi dell’innovazione sociale e lo sviluppo sostenibile.
Sin dagli albori la sua ricerca artistica si muove tra online e offline, analogico e digitale, intelligenza umana e artificiale, cura manuale ed esplosione tecnologica.